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Mentalità aggressiva in una società difensiva

Il fuoco nelle banlieus

In un suo potente articolo pubblicato di recente in questo stesso blog, Roberto Giacomelli scopre le carte dei giocatori al tavolo della rivolta sociale francese. Le banlieus vedono estinguere le fiamme, almeno fino al prossimo incendio che divamperà per un nuovo contrasto con la polizia, un qualche regolamento di conti delle narco-mafie, un contrasto etnico tra popolazioni africane, una recrudescenza terroristica. Perchè se è vero che i sans papier delle periferie di Francia sono il frutto dell’invidia e del tradimento delle promesse immigrazioniste, è altrettanto vero che sono serbatoi di odio e di rabbia, che vivono lo stress quotidiano dell’osservare da qualche chilometro ciò che per loro avrebbe potuto essere e mai sarà.

L’Europa a rischio

Se la Francia rischia di esplodere, l’Europa centro settentrionale, tollerante e politicamente corretta (anche se culturalmente corrotta…), è la galleria degli specchi, in cui una pessima idea di integrazione culturale viene deformata in mille riflessi da incubo. Belgio, Olanda, Germania, Danimarca e Svezia oggi vedono aggirarsi per le loro strade tanti Freddy Kruger armati di una violenza istintiva, che gli è stata utile per sopravvivere nella terra d’origine. Non portano in volto le cicatrici delle ustioni, ma le nasconde nell’anima, quasi fossero medaglie private, che sanciscono la forza difronte ad una società occidentale inerme e attraversata dalla più molle delle retoriche globaliste #noborder #siamoumani.

Che soluzione vi è per una società intrisa di debolezza, votata ad accettare ogni sopruso, incapace anche di difendersi e di ragionare sul fatto che prendere tardiva coscienza presuppone il riconoscimento del rischio a cui siamo esposti e l’accettazione di una reazione violenta, pari se non superiore a quella quotidiana subita? Perchè quando recedi e lasci terreno – reale o ideale che sia – per riconquistarlo in nome dei diritti acquisiti con la storia, con la civiltà, con la fatica del lavoro e del pensiero, devi essere feroce il doppio, determinato il triplo.

Mentalità aggressiva non significa scontro sociale

L’aggressività è l’unica visuale aperta sul futuro immediato e a lungo termine. E’ una cultura, un modo di vivere e prima ancora di pensare. E’ Roma che, dopo aver appreso dai barbari come il triclinio soddisfi gli istanti, riscopre che nell’arena si scrive la storia. E’ Sparta che non costruisce mura e barricate perchè ogni cittadino sa combattere, sa riconoscere il pericolo e il nemico. L’aggressività è il modo per essere proiettati verso il meglio, che non è il minimo indispensabile, al successo che non è la semplice sopravvivenza. E’ saltare verso la soluzione, è procedere con impeto positivo lungo una strada segnata e condivisa, sui flutti di una rotta battuta da tempeste, sospinta dalle correnti e condizionata dai venti.

Comprende e comporta la violenza? No, anzi è lo strumento che previene lo scontro sociale, non deponendo le armi della nostra cultura, ma ponendola come piattaforma di convivenza, di legalità e di inclusione. L’aggressività necessita di educazione e addestramento, di piccole scelte capaci di generare grandi cambiamenti. Reclama la forza, fisica e mentale. Richiede maestri, capaci e accorti, istruiti a praticarla in campo. Aggressività si declina in senso civico, equilibrio mente-corpo, abitudine a raffrontarsi con I valori e non con le convenienze, libertà di giudizio e non appiattimento sul pregiudizio. Aggressività è partecipazione totale, è fiaccola che arde con i valori, è cultura dell’appartenza, sentire di essere famiglia, tribù e popolo. Aggressività significa essere capaci di riconoscere gli altri fieri di essere se stessi, di vivere con trattati e regole semplici ma definitive. Aggressività non arroganza o prepotenza: il suo opposto positivo, con le radici nel giusto e nel vero.

Non c’è scusa da opporre o da fornire. Essere aggressivi, essere vivi, consapevoli dei propri e degli altrui interessi. Essere pronti, addestrati, abituati fin dall’infanzia, il tempo in cui si costruiscono le generazioni e si immagina il futuro.

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