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Le fantasiose patologie dei dissociati

Disforia di genere

Negli ultimi anni si è parlato sempre di più di disforia, patologia del tono dell’umore, contraria all’euforia, stato di eccitazione benefica. Soprattutto oggi questo disturbo è riferito alla sfera della sessualità, la disforia di genere, il disagio psichico generato dal non riconoscersi nel sesso biologico e l’identificazione nel sesso opposto.

Definito disturbo della salute sessuale dall’Organizzazione Mondiale delle sanità, che prima lo includeva nel novero delle patologie mentali, colpisce una percentuale minima della popolazione, ma ha grande visibilità mediatica ed è una delle battaglie della superstizione woke, che trasforma il disagio psichico in diritto di una minoranza da tutelare. Patologia dissociativa che va trattata con attenzione e rispetto, ma da qui a farne una battaglia politico sociale per i diritti della comunità transgender ce ne corre.

Finti diritti che distraggono da veri problemi

E’ l’ennesima truffa culturale del mondo liberal ai danni dei cittadini alle prese con continue crisi economiche e stati di emergenza creati per il controllo dei popoli. Queste improbabili teorie basate su mirabolanti fandonie spostano l’attenzione dai veri problemi della gente comune, impegnata a sopravvivere in un mondo disumano e spietato.

I capricci di pochi fatti passare per inalienabili diritti sovrastano quelli di masse di cittadini che pur facendo il loro dovere vedono restringersi sempre più i diritti fondamentali, quelli di libertà e di una vita dignitosa. Le masse sapientemente addestrate dall’inoculazione silente e graduale di teorie assurde e demenziali perdono di vista la realtà, imprigionate in una narrazione malata che la sostituisce.

La tradizione non torna

La cancellazione della Storia, del folklore, della spiritualità è accettata come un dato di fatto ineluttabile, le lingue nazionali sono sostituite dal gergo americano, i cibi della tradizione eliminati a favore di insetti e schifezze sintetiche. L’addormentamento delle coscienze permette l’accettazione supina di qualsiasi moda perversa venga lanciata dalle centrali mondialiste.

Non esistono più gli anticorpi culturali per difendersi dalla dottrina woke, dalle sue patologiche distorsioni che se non fossero pericolose manovre del Potere sarebbe ridicole farse. La disforia di genere diviene cosi una patologia di interesse sociale come fosse un epidemia di vaiolo, quando invece interessa una esigua minoranza di persone affette da un comune disturbo dissociativo.

Percepire il proprio corpo come qualcosa di estraneo e identificarsi in un sesso che non corrisponde a quello fisico è una malattia che va curata non un diritto da esercitare.

La disforia di specie: l’ultima follia

Le teorie woke servono a distrarre le masse dai veri problemi come la povertà diffusa generati dall’iniquo sistema capitalista, la sostituzione etnica e l’immigrazione selvaggia. Armi di distrazione di massa che rendono i cittadini sempre più distaccati dalla realtà e immersi in una fantasiosa narrazione che li addormenta facendone degli zombie.

L’ultima frontiera della persuasione occulta operata dal Sistema è un nuovo diritto dell’ennesima minoranza che entrerà trionfalmente nella pittoresca schiera LGBT+: la disforia di specie.

Persone che si percepiscono animali, eminentemente cani e gatti, si travestono e si comportano come tali e non essendoci limite alla fantasia o peggio alla demenza, a qualsiasi specie animale. Imprigionati nel loro corpo umano godranno di campagne di sensibilizzazione, il politicamente corretto li inquadrerà come nuova minoranza da proteggere, le politiche di inclusione ne faranno dei martiri dell’oppressione fascista.

Come per gli altri casi saranno previste cure a carico del Servizio Sanitario Nazionale, quindi dei contribuenti, per questi soggetti svantaggiati vittime della cattiveria dei soliti insensibili.

Ma visto il caso specifico non in un ambulatorio o all’ ospedale, ma direttamente al canile municipale o allo zoo, dove sicuramente si troveranno a loro agio. Invece dei farmaci salvavita, guinzagli e cucce per tutti, soprattutto un ricovero coatto in clinica psichiatrica per chi inventa simili scemenze e peggio per chi ci crede.

Più che disforia di specie, decadenza della specie umana, una vera regressione allo stato animale, non al livello dei nobili amici dell’uomo a quattro zampe, ma dei protozoi.

Se ci facciamo dominare da elites di questo livello meritiamo il peggio.

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