MANIFESTO
Il “Primo Articolo” è la pietra angolare di un sistema costituzionale, la sintesi e il manifesto dei suoi valori e dei suoi fini. Non nasce per produzione normativa o per compromesso politico, ma è la proiezione delle ambizioni di una comunità che vuole darsi un’organizzazione e annunciarsi alla Storia. Si impernia sulla sovranità, sull’identità e sul lavoro, quali tre espressioni di una schietta visione del mondo.
Sovranità
E’ l’atto fondamentale con cui una comunità assume la responsabilità della propria storia e della propria cultura per scrivere il proprio destino. E’ innanzitutto un fatto di percezione e poi un atto di rivendicazione e di proiezione. Ha un valore eminentemente affermativo, di avanguardia, non di difesa né di arroccamento. Per questo possiamo permetterci di essere conservatori rispetto ai tratti fondamentali della nostra identità e rivoluzionari rispetto alla scelta delle forme da assumere, dei temi da affrontare, degli spazi (anche virtuali) da esplorare. Sovranità non è il classico concetto giuridico-politico, ma la tensione di un modello di vita anti-economicista che vuole irradiarsi e ambisce a farsi Storia.
Identità
Non basta la comunanza di lingua, sangue, religione, cultura per fare di più persone una comunità e di più comunità un popolo. Identità è quell’inconscio legame che supera le differenze e le salda in un corpo organico che manifesti una propria volontà attuale. Ha un senso se coniuga il singolo e la comunità: laddove il singolo s’impone sulla comunità, o la comunità s’impone sul singolo, inizia la barbarie dell’arbitrio o dell’indifferenza. E’ un fatto culturale nella misura in cui il sapere esce dagli archivi, dalle biblioteche, dai musei, dai libri per farsi prassi quotidiana. Non è la difesa di un fatto o costume ripetuto nel tempo, ma la narrazione di sé che la comunità compie attraverso la scelta di eventi, di riti, di costumi, simbolici. Un’identità matura esprime la propria sovranità; altrimenti, è destinata a subire quella altrui.
Lavoro
Il “lavoro”, per noi, non è una fonte di sostentamento economico, non è il fatto che scandisce il nostro tempo. Il “lavoro” è l’opera di un’identità che trasforma, modella, adorna il mondo e la vita. Il lavoro non deve sfruttare le risorse, ma esaltarle, non deve generare classismo per censo, ma senso di partecipazione e gerarchia di valori attraverso il merito. Non deve essere la catena che lega l’uomo, ma lo strumento della sua affermazione. E’ il mezzo attraverso cui l’uomo, consapevole delle proprie potenzialità e dei propri limiti, prende parte armoniosamente alla sovranità del proprio popolo. Un mondo del lavoro maturo esprime un’arte, quindi un’identità; altrimenti, subisce il processo di produzione ed estrazione di valore economico, e in ultima fase è superato dalla demonia finanziaria.
Per tutto questo, per noi, non c’è sovranità senza identità, non c’è identità senza lavoro.
Lungo questa direttrice si spiega l’azione del nostro Centro Studi. A questo scopo riuniamo studiosi, analisti, ricercatori, giornalisti, saggisti e scrittori che attraggono con il loro pensiero libero, originale e argomentato una comunità di persone interessate ad approfondire i tempi del presente, del recente passato e del prossimo futuro.