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La Spagna parla a bassa Vox

Calma piatta a destra

 Il vento di rivolta che soffia sull’Europa si è fermato in Spagna, le ottimistiche previsioni che prospettavano il trionfo di Vox alle elezioni di ieri non si sono inverate. Il partito ha perso diversi seggi, deludendo chi era certo del suo trionfo elettorale, chi già vedeva il vecchio continente governato da un partito Repubblicano all’americana. Sconfitta la falsa sinistra turboliberista dei sedicenti socialisti di Sanchez, l’unico vincitore della sfida elettorale spagnola si è rivelato il Partito Popolare, il partito democratico cristiano in salsa iberica. Formazione politica che storicamente rappresenta la moderazione, i valori borghesi, con un flebile riferimento a desueti valori religiosi sul viale del tramonto.

I conservatori che preservano se stessi

La sua natura versipelle lo rende l’alleato ideale di qualsiasi partito politico che gli permetta l’accesso al potere, senza nessuna distinzione ideologica, ma con una netta predilezione per le sinistre post marxiste divenute il braccio armato del grande capitale. Il Partito Popolare è il vero schieramento conservatore spagnolo, la versione originale che rende superflua e meno attraente la copia più integralista di Vox. Quest’ultimo non è il movimento di ultra destra che la stampa serva dei poteri forti vuol fare credere, ma l’ennesimo partito conservatore, centralista e liberista. Non per nulla nasce da una fronda di dissidenti del Partito Popolare, da un gruppo di politici fortemente contrario alle istanze autonomiste di baschi e catalani, posizione che gli aliena le simpatie di molti elettori autonomisti.

La coalizione di centro destra italiana coperta sul fronte autonomista dalla Lega non si è potuta replicare in Spagna con l’evidente risultato elettorale. Vox monarchico e conservatore è di fatto un movimento reazionario, propugna una politica economica liberista, è l’alleato naturale degli altri partiti conservatori europei. Diverso dagli schieramenti nazional rivoluzionari che soprattutto al Nord del continente difendono i valori identitari e sovranisti, le tradizioni e la cultura europea dall’infezione morale e spirituale statunitense e dalla sostituzione etnica dei popoli autoctoni.

La paura: contro gli opposti estremismi

Le mie rilevazioni di psicologia sociale che indagarono nei primi anni duemila le scelte elettorali degli italiani, che si possono estendere a tutti gli europei, rivelarono il rifiuto dei partiti percepiti come estremisti. Infatti i risultati delle formazioni estreme di ogni tendenza in tutte le tornate elettorali confermano questa tendenza, fiaccati da decenni di propaganda mondialista che demonizza chiunque non si professi liberista e falsamente democratico gli europei hanno votato i grandi partiti di centro.

Alla base delle scelte elettorali ci sono dinamiche inconsce, le ragioni razionali si riducono agli interessi di categoria, il resto è frutto delle pulsioni dal profondo. E la spinta più potente proveniente dall’inconscio è una reazione primaria di sopravvivenza: la paura, che nei vent’anni trascorsi da quelle indagini è aumentata a dismisura.

La psicopatologia sociale

L’immigrazione selvaggia con la sua deriva criminale, la cronica crisi economica che genera povertà, il diffondersi delle folli teorie woke con il conseguente decadimento morale gettano i popoli nello sconforto. Il terrore si insinua nelle menti degli europei che presentono la fine, complice il crollo della natalità e l’invasione di popoli che non si vogliono integrare, ma semplicemente sostituire.

Recessione economica, diminuzione del potere d’acquisto, perdita dei legami familiari, spingono fuori dalla zona di conforto. Enclave islamiche nelle città, diffusione massiva di sostanze stupefacenti, violenza diffusa senza protezione da parte dello Stato, generano paura che sua volta sfocia in disturbo d’ansia generalizzato e depressione di massa. Patologie che non trattate possono evolvere in psicosi generatrici di omicidi e stragi, come si verifica ormai ogni giorno.

L’identità come impronta per il prossimo futuro

La percezione diffusa di pericolo andrà a modificare nel medio periodo le scelte elettorali, i partiti conservatori parte integrante del Sistema perderanno appetibilità a favore di quelli identitari e realmente sovranisti. Formazioni nazional rivoluzionarie non compromesse con gli Usa e l’Unione Europea, con le centrali del potere mondialista, veri ed unici protettori dei popoli e dei loro diritti e non dei capricci di esigue minoranze fuori dalla realtà. I partiti nazionalisti per superare l’esame della Storia dovranno lasciare la conservazione di un mondo corrotto di cui ben poco o nulla è da conservare.

La fine della storia è l’inizio di una nuova epoca?

La società del capitalismo terminale, il più spietato e disumano della Storia, fondato sul controllo e la sorveglianza si supera sostituendo la brama di possesso con una ritrovata spiritualità. E’ il momento dei movimenti rivoluzionari che rompono con un passato che ha portato alla distruzione delle comunità, allo sfruttamento della Natura, all’annichilimento delle menti. Non siamo alla fine della Storia, ma alla fine di un ciclo di decadenza e involuzione, gli europei sono un popolo vecchio e stanco, ma sono le elites che fanno la Storia, non le masse.

Una nuova aristocrazia di guerrieri dello Spirito si sta affacciando al proscenio della Storia e scatenerà la lotta al materialismo spicciolo del mondo borghese, al consumismo della società nutritiva, all’egoismo del capitalismo selvaggio. Sono i militanti dei movimenti rivoluzionari del futuro, non quello remoto, ma di un tempo prossimo che permetta la salvezza dell’Europa.

Il tempo della conservazione è inesorabilmente scaduto, scomparirà con il mondo della decadenza per lasciare il posto a quello della rivoluzione, del revolvere, il ritorno alle origini, alla nostalgia del futuro.

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