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Digito ergo sum – Parte 2.

Le cleptocrazie digitali

GAFA – Google, Apple, Facebook, Amazon – il cartello delle digital corporation, nel 2020 ha fatturato più del PIL della Thailandia. I dati hanno superato il valore del commercio del petrolio. E la Commissione del Senato US ha definito la percentuale di fatturato realizzata da Facebook con la monetizzazione dei dati in suo possesso rispetto al suo fatturato generale. 100%.“ Le grandi tech companies si stanno evolvendo in cleptocrazie digitali” (cit. Brittany Kaiser – direttore sviluppo Cambridge Analytica nella sua deposizione giurata alla Commissione del Senato US)

“Non abbiamo fatto abbastanza per impedire il cattivo utilizzo di questo strumento”  (cit. Mark Zuckenberg fondatore di Facebook nella sua deposizione giurata alla Commissione del Senato US). Si potrebbero scrivere un paio di avvincenti libri su queste due dichiarazioni…ma per risparmiare tempo vi invito a guardare “The Great Hack” su Netflix.

Big data e nuovo capitalismo digitale

Ognuno di noi è stato catalogato sulla base di una media di 5000 dati personali, che ne definiscono la personalità digitale. Le nostre piattaforme social sanno di noi molto più di quanto noi sappiamo di noi stessi! Se un novello Cartesio ragionasse oggi sull’homo digitalis sentenzierebbe: Digito ergo sum. Questi dati opportunamente aggregati fanno sì che quando accediamo in rete e sui social in particolare ci vengano mostrati particolari messaggi a seconda del profilo che rappresentiamo. Cambridge Analytica era la società numero uno per capacità di raccolta e analisi dei dati e per creazione di strumenti atti a manipolare le nostre convinzioni e idee. Tanto per andar nel pratico…meme, topics, #hashtag, video virali e lo specchietto per le allodole delle fake news, forse create ad hoc per essere smascherate oltre che usate come clava, tanto per dare il senso che tutto il resto sia ciò a cui credere davvero. Roger Mc Namee è un altro di quei nomi che nessuno ha mai sentito o messo in memoria. A circa 63 anni vanta un curriculum professionale di tutto rispetto nel campo dei fondi di investimento statunitenzi, specializzati in start up tecnologiche. Nel 2004 dà vita a Elevation Partners, un fondo che raccoglie I capitali di alcuni milionari piuttosto annoiati e decisi a giocarsi la partita del nuovo mondo digitale. Tra gli altri, ad esempio, I risparmi del cantante attivista globalista Bono degli U2. Cosa fa il nostro Roger? Intercetta la compagnia di un giovane un po’ strano nei modi ma alquanto determinato nei progetti e la finanzia. Diviene così un early investor di Facebook.

Social casinò

Sempre davanti alla solita commissione a distanza di 14 anni dichiara: “Facebook è progettato per monopolizzare l’attenzione. Unisce tutte le strategie basilari della propaganda con quelle del gioco d’azzardo dei casino”. Insomma, fa leva sui nostril istinti – paura e rabbia tra I primi – e offre set di strumenti per utilizzare queste emozioni. A chi propone ciò? Agli inserzionisti. Come? Estraendo I dati dai loro 2 miliardi di profili. Quanto costa? Apparentemente poco perchè paghi a risultato ma quando il moltiplicatore fa base a 2 miliardi e sono presenti 65 milioni di aziende.. risulta quasi difficile fare I conti! Ma ciò che adesso sappiamo è che il 100% di quel fatturato è generato dai dati. E per tornare a Cambridge Analytica che da Facebook ha ottenuto dati riguardanti 87 milioni di profili…nella campagna presidenziale 2016, investiva soldi dello staff Trump per 1 milione di dollari al giorno. Stop the bullshit, dicono da quelle parti: basta cazzate.

Cambridge Analytica e l’economia dei data

A guidare questa società anglo-americana, capace di far trionfare Trump e realizzare la Brexit, sostanzialmente con le stesse identiche best practices digitali, è un altro esimio sconosciuto: Alexander Nix. Per dare il senso dello spessore morale del personaggio, basta ricordare una frase rivolta al professor Dannis Carrol, che ha intentato una causa prima civile e poi penale nei confronti di Cambridge Analytica, pretendendo gli venissero consegnati I suoi dati sottratti: “Il professor Carrol non ha più diritti di un talebano in una grotta in Afghanistan di presentare richiesta di conoscere quali suoi dati sono in possesso di Cambridge Analytica”. Fermatevi un attimo: rileggete la frase…ancora una volta. Non vi ricorda quelle risposte da quattro soldi, tracontanti e proprie di chi si sente sempre dalla parte giusta, che spesso I dem-prog-radical chic di casa nostra amano lasciar cadere dall’alto dei loro attici terrazzati, per schiantare avversari o idee averse? Vi è più chiaro il meccanismo con cui cercano di far passare per retrivi, pericolosi attentatori della (loro) democrazia chi dalla società civile, dal popolo indugia nel chiedere rispetto per la propria privacy, per le scelte quotidiane che sempre in numero maggiore siamo disposti a compiere, con addosso la sensazione di essere controllati e indirizzati?!?

Facebook, the digital gangster

Il professor Carrol non ha mai ottenuto I suoi dati. Ma Alexander Nix ha smantellato Cambridge Analytica per bancarotta piuttosto di rilasciare prova e traccia di come operavano. Brittany Kaiser, direttore sviluppo, e Christopher Wylie, data scientist che ha costruito il modello Cambridge Analytica, hanno reso deposizioni di auto-colpevolezza alla Commissione del Senato USA e a quella del Parlamento UK. Facebook è stato “labeled digital gangster by report on fake news”. Mr. Zuckenberg si presenta quale paladino contro I “seminatori di odio”, chiude pagine ufficiali di organizzazioni e movimenti identitari, banna profili personali di chiunque utilizzi parole invise alle elites.

Non si fosse appropriato del copyright un losco pagliaccio ai servizio del sistema…ci sarebbe solo da mandarlo a vaffa…!

(fine)

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