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Coraggio e cultura per affrontare la demonizzazione progressista

Lettura e critica a cura di Stefano Beccardi
L’ideologia egemonica

L’ideologia progressista ed egualitaria (con tutti i relativi corollari intellettuali e politici) non si è imposta soltanto con l’occupazione strategica dei centri di potere (“hard” e “soft”) da parte dei suoi araldi e con l’egemonia, ossia la capacità di creare immaginari suggestivi e griglie di “valori” condivisi.

Poiché è inevitabile che qualche voce dissonante si levi, discostandosi dagli imperativi e dall’avanzata delle “agende”, l’asse portante è messo al riparo attraverso i dispositivi di controllo che (più o meno consapevolmente) fungono da puntello, evitando che le maglie del dissenso si allarghino troppo.

Il processo di demonizzazione

Questi dispositivi operano sul piano psichico dei singoli, sia attraverso la riprogrammazione linguistica (assegnando significati diversi ed “elastici” a talune parole), sia attraverso la demonizzazione dei dissenzienti, “condannati” alla gogna civile. Lo spiega bene Jean-Yves Le Gallou in Manuale di lotta contro la demonizzazione, edito in Italia da Passaggio al Bosco (2023).

Come opera concretamente questa demonizzazione? Brevemente, l’Autore individua i seguenti passi:

(i) «paralizzare chi ne è vittima con l’auspicio di impedirgli di ribadire le affermazioni politicamente scorrette e proteggere così il pensiero conformista»;

(ii) «denigrare l’autore di affermazioni giudicate sconvenienti per minimizzarne la portata»;

(iii) «colpevolizzarlo per costringerlo ad una posizione difensiva, perché ogni discorso contrario alla credenza dominante diviene un “discorso d’odio”»;

(iv) «legittimare in tal modo l’occultamento progressivo del dissidente e censurare l’espressione delle sue idee».

Non si può sostenere posizioni contro-progressiste senza tenere in debita considerazione tutto ciò: non comprenderlo, comporta essere “riassorbiti” in breve tempo, una concessione alla volta.

Resistere alla demonizzazione

Ma come si resiste alla demonizzazione? Con la predisposizione d’animo e la preparazione culturale.

La prima, richiede coraggio e anti-utilitarismo. Le Gallou invita ad affrontare le campagne denigratorie con «indifferenza, ironia, disprezzo e risate liberatrici», vivendo le accuse come una “medaglia al valore”, perché occorre «farsi carico della libertà dei “maledetti”».

La seconda, richiede di informarsi e informare, creando reti, facendo squadra, quando invece troppe volte si tende a squalificare altri personaggi e movimenti etichettati come “estremisti” (adottando esattamente lo stesso frasario progressista), pensando di salvare – almeno per un altro po’ – sé stessi. Non sono sufficienti nozioni approssimative e formule preconfezionate (che bastano, invece, a chi ha il pallino del gioco in mano): occorre innanzitutto incarnare, con stile e coerenza, un’idea diversa da quella mainstream, un modello tipicamente e fieramente europeo, sulla falsariga degli eroi omerici.

L’opera di Le Gallou è una lettura breve ma densa e, soprattutto, capitale per ogni militante politico identitario e anti-progressista che voglia vivificare la fiamma interiore e non semplicemente partecipare ad un gioco le cui regole sono scritte da altri.

 

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