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L’egoismo dei diritti gratuiti

La nascita della mentalità mercantile durante il medioevo europeo determinò lo sgretolamento progressivo dei valori tradizionali, con l’inizio del distacco dal sangue e dal suolo che si realizzerà nella società contemporanea.
Al sentimento di appartenenza alla famiglia, alla stirpe ed alla patria, si sostituì l’attenzione esclusiva al proprio interesse economico, all’arricchimento, agli affari al posto degli ideali.
Lentamente, ma inesorabilmente la solidarietà sociale diminuì fino a scomparire del tutto ai nostri giorni, per lasciare il posto al nuovo sentimento dominante: l’egoismo.
Nella teoria psicanalitica freudiana si distingue Il Principio di realtà che rinvia la gratificazione immediata dei desideri per sottostare alle regole morali, dal Principio di piacere che invece ne prevede la
l’appagamento immediato. Sull’equilibrio di questi due principi si regge l’armonia della mente, che regola i desideri, le pulsioni e le norme per disciplinarli.

Nella società della dissoluzione prevale il Principio di piacere, le regole morali e quelle sociali sono annullate per il trionfo dell’egoismo della persona divenuta individuo. Un essere atomizzato, solo, distaccato dalla comunità naturale che lo ospita, preda delle sue brame e della cupidigia incontrollata, senza più valori e disciplina.
I bisogni edonistici diventano diritti inalienabili senza alcun rispetto per gli altri e per la società, gli egoriferiti infatti pretendono tutto e subito senza alcun impegno e sacrificio. Individui immaturi regrediti alla Fase orale, quindi Personalità orali, perché un blocco o Fissazione, li trattiene in un’infanzia infinita caratterizzata da tendenze narcisistiche. Incentrati su di sé, considerano il prossimo solo come mezzo di appagamento dei loro desideri, che se non immediatamente soddisfatti provocano il caratteristico atteggiamento vittimistico che sfocia nell’aggressività.

Schema mentale caratteristico delle prepotenti minoranze detentrici di soli diritti e nessun dovere, protette e coccolate dalle forze progressiste che ne hanno fatto i martiri dell’età della decadenza.
Gli esseri umani sono animali sociali secondo la definizione aristotelica, isolati e distaccati dai loro simili e dai principi fondativi di ogni comunità, famiglia e patria, cadono nell’alienazione. La “fluidità”, mantra dei progressisti, è in realtà la perdita del centro che ogni essere deve possedere per sfuggire al disagio mentale.
Le intolleranti minoranze celebrate dai media e dall’alta finanza non sono dei perseguitati, bensì elites economiche, nuovi ricchi che pensano di comprare tutto, anche la vita e la dignità degli altri.
Sfruttano senza vergogna la miseria di donne che usano spietatamente come fattrici, la forza lavoro di diseredati che lavorano come animali da soma nei campi. Cosi giustificano senza vergogna la maternità surrogata e
l’immigrazione selvaggia, per soddisfare la ricerca ossessiva del loro benessere materiale.
Cupidigia morbosa più forte di ogni legame culturale e spirituale, spinta dall’esigenza patologica di godimento immediato, forma di consumo esasperato che porta alla distruzione della Natura sfruttata e spogliata.

Lo stile di vita consumista è un pessimo esempio per popoli poveri che si riversano ai confini d’Europa, lasciando la famiglia e la patria, abbagliati da un modello sociale perverso che vorrebbero imitare.
La distruzione della famiglia voluta dal capitalismo per sfruttare soggetti soli e deprivati dagli affetti provoca la perdita dell’identità, la fine dei legami solidali, la recisione delle radici.
La famiglia è la prima struttura del consesso umano, la pietra costitutiva della comunità e la sua distruzione ha portato rapidamente alla disgregazione sociale. Per giustificare questa aggressione si attacca la funzione dei
genitori biologici, sostenendo la loro inadeguatezza, il disagio psichico che proiettano sui figli.
Nella narrazione dominante della sottocultura progressista la famiglia “arcobaleno” e già la demenziale definizione la dice lunga, produrrebbe i migliori educatori. Dimenticando che anche le famiglie con due padri e due madri
vivono le dinamiche di sofferenza interiore di questa società disumana. Nei legami omoaffettivi le difficoltà di relazione possono essere ancora più drammatiche che negli altri, le gelosie e le violenze familiari raggiungono elevati livelli di intensità. A colui che cresce con due donne o due uomini viene a mancare l’introiezione dei modelli maschile e femminile essenziali per la strutturazione della psiche.

La capacità di dare amore ed accudire è uno dei bisogni primari della specie umana e non è certo inferiore nella famiglia tradizionale come vorrebbe la propaganda progressista.
Il fine ultimo non è la santificazione delle unioni omosessuali di cui al sistema capitalista non interessa nulla, ma la scioglimento dell’istituto familiare, per passare dalla persona al consumatore, numero indefinito della società nutritiva. Che non ha ideali umanitari, non promuove lotte di liberazione, vuole solo mercificare tutto, vendere e comprare figli come oggetti, creare nuclei di acquisito fatti di soggetti soli ed alienati.
Nessun ideale, nessun sentimento, nessuna fede, solo accumulo compulsivo di capitale e potere in un mondo di schiavi.

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2 Commenti

  1. Anonimo

    Grande Articolo . Impeccabile

    Rispondi
  2. Anonimo

    Molto interessante e veritiero

    Rispondi

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