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Dove stanno il Donbass e la Crimea? Tra il Texas e le Hawaii…

Dove stanno il Donbass e la Crimea? (scarica l’intero articolo)

La drammatica guerra combattuta in Ucraina pare essere, tra l’altro, una straordinaria palestra di disinformazione e fake news. Ma non nel senso unilaterale propalato dai media più “venduti”…

Basta andare in cerca di tutto quello che viene puntualmente ignorato. Anche se (o forse proprio per questo) viene veicolato da fonti più che autorevoli.

L’ultimo saggio di Henry Kissinger s’intitola Leadership: six studies in world strategy in cui tratta delle drammatiche rotture degli equilibri geopolitici dei tempi ultimi e dei gravi rischi che ne conseguono. In un’intervista di presentazione concessa a Laura Secor sul Wall Street Journal, a proposito della crisi ucraina, ha detto testualmente: «Siamo sull’orlo di una guerra con la Russia e la Cina per questioni che in parte abbiamo creato noi stessi, senza nessuna idea precisa di come andrà a finire o di dove dovrebbe portarci (We are at the edge of war with Russia and China on issues which we partly created, without any concept of how this is going to end or what its supposed to lead to)». [1]

Un’analisi che trova il consenso, tra gli altri, anche di John Mearsheimer, uno dei più importanti e influenti studiosi di relazioni internazionali, docente di Scienze politiche alla University of Chicago, il quale da sempre sostiene che il sostegno dell’Occidente al colpo di Stato di Maidan del 2014 insieme all’accerchiante espansione della Nato sono le cause direttamente responsabili dell’invasione russa in Ucraina. La sua conferenza del 2014 dal titolo Perché la crisi ucraina è colpa dellOccidente è uno dei punti di forza della lettura che scardina la vulgata occidentale mainstream del conflitto in atto.[2]

Più recentemente, un suo intervento all’European University Institute di Fiesole il 16 giugno 2022 è stato pubblicato alcuni giorni dopo sul bimestrale The National Interest.[3]

In estrema sintesi, due sono gli assi portanti della sua analisi. Prima di tutto, e senza negare le responsabilità di Mosca per avere iniziato la guerra, Mearsheimer sottolinea il fatto che gli Stati Uniti sono i principali responsabili della crisi ucraina (the United States is principally responsible for causing the Ukraine crisis). In quanto hanno pianificato strategie e agende politiche in Ucraina che la Russia non può che considerare una minaccia esistenziale (an existential threat), argomento ripetutamente avanzata dal Cremlino sin da tempi non sospetti.

In particolare, il docente di Chicago segnala l’Americas obsession di portare l’Ucraina nella Nato per farne un campo trincerato occidentale (a Western bulwark) schierato sulla frontiera con la Federazione russa. Una minaccia che l’amministrazione neocon di Biden non aveva alcuna intenzione di superare e risolvere attraverso negoziati diplomatici, impegnando al contrario nel 2021 gli Stati Uniti a inglobare l’Ucraina nell’alleanza atlantica (in 2021 recommitted the United States to bringing Ukraine into Nato). L’inevitabile risposta di Putin è stata l’invasione del 24 febbraio dell’anno dopo.

Il secondo capo d’accusa di Mearsheimer nei confronti di Washington discende direttamente dal primo e riguarda l’impegno a tutto campo da parte di Washington e dei suoi alleati occidentali per infliggere alla Russia una decisiva sconfitta in Ucraina, utilizzando anche una gamma completa di sanzioni economiche per minare gravemente il potere russo.

Riassumendo con parole nostre, guerra sino all’ultimo ucraino e sino all’ultima azienda e all’ultimo disoccupato d’Europa…

Non è un caso se Jamie Dimond, amministratore delegato di JPMorgan Chase ha dichiarato che dobbiamo prepararci a quello che ha definito un “uragano” che ci sta arrivando addosso a tutta forza.[4] Una serie di shock economici che colpiranno tutti i paesi occidentali, minando le basi della democrazia liberale come la conosciamo, rafforzandone gli oppositori, ideologici o per la force des choses, di entrambi gli schieramenti politici. Torbidi sociali ed effetti collaterali di un pianificato Great reset

Al netto di tutto ciò, gli Stati Uniti non intendono agevolare seriamente alcuna trattativa negoziale, il che significa che è assai probabile che la guerra si protragga per mesi se non anni (The United States is not seriously interested in finding a diplomatic solution to the war, which means the war is likely to drag on for months if not years). Senza preoccuparsi del fatto che l’Ucraina, già drammaticamente e tragicamente provata, si vedrà infliggere sofferenze ancora maggiori.

Il tutto all’ombra di un pericolo nucleare crescente dato che la Nato potrebbe essere trascinata nel conflitto.

We are living in perilous times, ammonisce Mearsheimer. Stiamo vivendo ore molto pericolose…

Fatte le due premesse iniziali, il temerario docente della University of Chicago polverizza l’assioma secondo cui Putin sarebbe l’unico responsabile della guerra, mosso dalla scellerata ambizione imperiale di voler riconquistare tutta l’Ucraina. Non esiste alcuna prova di quanto affermato con tecniche da lavaggio del cervello nei media mainstream e praticamente da ogni leader occidentale.

Putin ha infatti sempre ribadito che la Russia accetta (bon gré mal gré, aggiungiamo noi), le nuove realtà geopolitiche che hanno preso forma dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

In sostanza, sottolinea Mearsheimer, Putin non intende fare dell’Ucraina una provincia occidentale della Federazione russa, come dimostrato dalle tattiche, dalle unità operative e dal numero delle forze impiegate nella sua “operazione speciale”, quanto agire in modo che non diventi una piattaforma di lancio per un’aggressione occidentale contro la Russia (he was interested in making sure it did not become a springboardfor Western aggression against Russia).

D’altra parte, lo stesso accerchiamento Nato nei confronti della Russia a partire dal crollo dell’Unione Sovietica (nonostante le assicurazioni fornite a Gorbaciov perché non ostacolasse la riunificazione tedesca) non aveva alcuna ragion d’essere.

Dato il desolante livello della potenza militare russa, Mosca non era nella posizione di poter perseguire politiche revansciste nell’Europa orientale” argomenta lucidamente Mearsheimer (Given the sad state of Russian military power, Moscow was in no position to pursue revanchist policies in eastern Europe). Evidentemente ben altri erano gli obbiettivi geostrategici perseguiti con tanto accanimento da Washington.[5]

Giungendo alla conclusione, Mearsheimer lascia incisa una “tragica verità” e cioè che se l’Occidente non avesse spinto con ogni mezzo l’espansione della Nato in Ucraina probabilmente oggi non ci sarebbe una guerra in Ucraina e la Crimea non sarebbe stata annessa alla Russia. In sintesi «Washington ha giocato un ruolo decisivo conducendo l’Ucraina sul sentiero della distruzione. La Storia giudicherà duramente gli Stati Uniti e i suoi alleati per la loro incredibilmente folle politica in Ucraina (History will judge the United States and its allies harshly for their remarkably foolish policy on Ukraine)».

Alla luce di quanto precede e così autorevolmente affermato da Kissinger e Mearsheimer, anche il recente atto di sabotaggio eco-terrorista che ha fatto esplodere in diversi punti le tubature del Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico, al largo delle coste di Danimarca e Svezia, un’area sotto lo stretto controllo dell’intelligence e delle marine militari occidentali, assume una luce nuova e assai tagliente.

La stampa mainstream non ha esitato ad accusare grottescamente Mosca di quella apocalisse ecologica. Senza chiedersi che interesse avrebbe avuto la Russia a sabotare se stessa, cioè un’infrastruttura che le è costata miliardi di euro e l’ha arricchita sino al momento di quel criminale sabotaggio. Tanto più che le falle disperdono in mare preziosissime riserve energetiche (non rinnovabili) della stessa Federazione Russa.

Il presidente Usa Joe Biden aveva infatti promesso il 7 febbraio di impedire che il Nord Stream 2 potesse diventare operativo qualora la Russia avesse invaso l’Ucraina. «Se la Russia dovesse invadere l’Ucraina”, aveva dichiarato Biden, «allora non ci sarà più il Nord Stream 2. Metteremo fine a tutto questo».

Alla domanda di una giornalista: «Ma come farete, in concreto, dato che il progetto è sotto il controllo della Germania?». Biden aveva risposto con il suo solito vacuo sorriso sardonico, appena accennato: «Le garantisco che saremo in grado di farlo»…[6]

Ma non sono solo le radici del conflitto ucraino che appaiono avviluppate da una fitta trama di disinformazione e fake news. Anche i più recenti sviluppi sono avvolti in quelle fog of war. E in quelle di una memoria sempre problematica e a oculata geometria variabile.

L’entrata ufficiale nella Federazione russa delle repubbliche di Donetsk e Luhansk insieme ai territori di Kherson e Zaporizhzhia, la striscia di territorio ucraino che le collega alla Crimea, gli obbiettivi reali dell’operazione speciale lanciata il 24 febbraio, è stata sancita il 3 ottobre 2022 con la ratifica da parte della Duma, la camera bassa del Parlamento di Mosca, dei trattati di annessione già firmati dal presidente Putin.

Da oggi ci sono quattro regioni russe in più, ha annunciato Putin alla luce del risultato dei referendum che si sono tenuti nei quattro territori e che hanno rivelato la chiara indicazione delle popolazioni locali di schierarsi con la Russia. Naturalmente, tutto l’Occidente, Stati Uniti, Nato, Unione Europea, hanno condannato la decisione di Mosca. «Tutti i territori occupati illegalmente dagli invasori russi sono terra ucraina e faranno sempre parte di questa nazione sovrana», ha dichiarato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen commentando da par suo l’annessione di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia.

Un copione scontato, da una parta all’altra dell’Atlantico. Anche se gli Stati Uniti, ancora una volta, dimostrano di avere la memoria corta. Perché da tempo sono esperti ed abili manipolatori della tecnica delle annessioni manu militari…Procedura che avrebbe innescato l’inesorabile dimensione imperiale statunitense.

Andiamo con ordine. (scarica l’intero articolo cliccando sul link in apertura)

[1] L. Secor, Henry Kissinger Is Worried About Disequilibrium, Wall Street Journal, 12 agosto 2022, https://www.wsj.com/articles/henry-kissinger-is-worried-about-disequilibrium-11660325251?no_redirect=true.

[2] Why the Ukraine Crisis Is the Wests Fault, https://www.mearsheimer.com/wp-content/uploads/2019/06/Why-the-Ukraine-Crisis-Is.pdf.

[3] J. Mearsheimer, The Causes and Consequences of the Ukraine Crisis, The National Interest, 23 giugno 2022, https://nationalinterest.org/feature/causes-and-consequences-ukraine-crisis-203182.

[4] S. Bakewell, S. Dickson, Jamie Dimon Says JPMorgan Is Bracing Itself for Economic Hurricane, Bloomberg, 1 giugno 2022, https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-06-01/jamie-dimon-says-bank-is-bracing-itself-for-economic-hurricane.

[5] Cfr. G. Peroncini, Ucraina: la «Dottrina Brzezinski». Prima della guerra: geopolitica e disinformazione nel conflitto tra Russia e Ucraina, Milano 2022.

[6] Joe Biden, «If Russia invades, that means tanks or troops crossing the border of Ukraine again, then there will be… there will be no longer on Nord Stream 2. We will bring an end to it». Reporter: «But how will you do that exactly since the project and control of the project is within Germany’s control?». Biden: «We will. I promise you we’ll be able to do it». Fox News, Tucker Carlson: Don’t ask obvious questions about the Nord Stream pipeline leak, 04.19- 04.52, 7 ottobre 2022, https://www.foxnews.com/transcript/tucker-carlson-dont-ask-obvious-questions-nord-stream-pipeline-leak

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