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Almerigo Grilz. La memoria negata

L’11 aprile avrebbe compiuto 70 anni. Invece da 36 giace sotto un albero presso la città di Caia, in Mozambico, colpito alla testa da un proiettile vagante mentre documentava con la sua cinepresa un assalto dei ribelli della RENAMO contro le truppe governative. (https://www.youtube.com/watch?v=mct99fho_hs)

Almerigo Grilz è il primo giornalista italiano caduto su un fronte di guerra dopo la Seconda Guerra Mondiale: un triste primato, che ad oggi viene ricordato solo da una targa apposta da Reporter sans frontieres in un bosco della Normandia, dove ogni albero porta il nome di un giornalista ucciso. Nei giorni immediatamente successivi alla morte, le televisioni e i giornali di ogni parte del mondo ricordarono Almerigo come uno dei più coraggiosi cronisti che i fronti di guerra abbiano mai conosciuto. NBC, CBS, France 3, Sunday Times, Der Spiegel dalla fine degli ’70 avevano commissionato a “Ruga” – come lo chiamavano gli amici di Trieste – servizi capaci di raccontare i conflitti più conosciuti e quelli più nascosti in ogni parte del mondo. Libano, Afghanistan, Cambogia, Filippine, Birmania, Mozambico sono stati i teatri sui quali Almerigo si è recato forte della sua voglia di narrare la Storia nel suo svolgersi attraverso le storie degli uomini, fossero soldati o civili, tutti vittime dell’odio etnico, degli interessi economici e di potere, della follia politica e sociale.

Almerigo raccontava in maniera essenziale e secca. Le sue parole e immagini sferzavano gli animi dei lettori e dei telespettatori come le raffiche di bora, capaci di gelare per un attimo il sangue di chi anche da migliaia di chilometri assisteva sgomento ai massacri e alle operazioni sul campo. “Gli occhi della guerra” è il titolo del libro fotografico che Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, i due amici della vita e soci nell’agenzia stampa Albatros, hanno voluto realizzare per ricordare Almerigo e rompere la cortina di silenzio, che editori, testate e colleghi in Italia hanno eretto intorno alla sua memoria. Negli anni il nome di Almerigo Grilz è stato prima taciuto e poi dimenticato nelle redazioni come nei corsi di giornalismo, forse per evitare il confronto imbarazzante per i tanti inviati abituati a raccontare le faccende di guerra con l’appassionata retorica di chi si schiera a priori e si sdraia su comodi letti d’albergo durante i combattimenti. Dalle firme del giornalismo italico Almerigo è stato annoverato tra gli avventurieri, che si spingevano fin dove fischiavano le pallottole, non per inseguire la verità ma per…assurde e bugiarde motivazioni, che sembrano più una vendetta ideologica che non una critica professionale. La Repubblica lo etichettò addirittura come “mercenario”, altre voci si alzarono per liquidarlo come “uno a cui era andata male”.

Chissà oggi Almerigo come avrebbe raccontato le guerre di Siria e di Libia, lo scontro globale tra Russia e Ucraina, la guerra del Mediterraneo combattuta da governi, ong e scafisti… Certo è che quasi 40 anni fa Almerigo aveva già intuito cosa sarebbe diventato l’inviato di guerra: un produttore di contenuti multimediali da distribuire su diversi canali. La sua idea di giornalista totale, capace di viaggiare, scoprire, scrivere, riprendere, fotografare, commentare e intervistare era la versione più anticonformista e ribelle del professionista dell’informazione e quella più moderna e attuale, in grado di padroneggiare tutte le tecniche, gli strumenti e le tecnologie disponibili per stare con le suole sul terreno, in mezzo alle notizie, dove sangue e proiettili mettono alla prova l’ardire. Almerigo filmava sempre in piedi, dimentico di essere parte della guerra che raccontava per darne la testimonianza più vera e cruda. E’ morto in piedi ed è tempo che la sua memoria si rialzi.

 

 

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4 Commenti

  1. Anonimo

    So che stanno organizzando un premio giornalistico in suo onore, ottima iniziativa

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    • Editore Primo Articolo

      Appuntamento il 15 maggio alle ore 18.30 presso il Palazzo delle Stelline.
      Serata dedicata a Almerigo e lancio del premio giornalistico a lui intitolato.

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  2. Anonimo

    Ottima iniziativa . Almerigo non e’ mai stato Onorato e ricordato in questi anni dalla cupola giornalistica omologata . Era ora .

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  3. Florinda

    Sarà per me un onore esserci questa sera!

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